La chirurgia rigenerativa dell'Anca

Inviato da AA il Sab, 02/13/2021 - 18:21

 

 

 

L'accesso all'anca avviene con due aghi con metodo mininvasivo

 

 

Si può anche cercare di rigenerare l'anca. Accanto alla sostituzione dell'anca con l'utilizzo di protesi dal design tradizionale o meno aggressivo, che si servono di accessi mini-invasivi, gli specialisti applicano anche dei metodi di chirurgia conservativa. In casi selezionati, invece di aspettare che l’anca sia così degenerata da richiedere una sostituzione protesica, io e la mia collega Dr.ssa Valentina Ferrari, proponiamo un intervento rigenerativo, in artroscopia.

Il primo campanello d'allarme per tutte le persone che potrebbero aver bisogno di rivolgersi a noi è, in genere, il dolore inguinale. Si va dal fastidio semplice, magari solo notturno, dopo una giornata di sforzi, fino al dolore intenso tale da non rendere possibile la deambulazione. Una diagnosi appropriata è spesso difficile, soprattutto se non si giunge in tempi brevi all'attenzione di un Ortopedico specialista dell'anca e aggiornato sulle ultime conoscenze e tecnologie. Gli approfondimenti diagnostici di imaging sono refertati per lo più in modo aspecifico o negativo, tanto che anche la Risonanza Magnetica non offre un riscontro sempre così chiaro. La causa principale è il conflitto femoro-acetabolare, cioè un ostacolo meccanico tra la porzione di bacino nominata acetabolo e la testa del femore. Per consumo, ma anche in ragione di alcune deformità molto comuni, gli osteofiti, che inducono meccanicamente ad un attrito localizzato che provoca infiammazione e dolore. Il conflitto femoro-acetabolare puro, affligge pazienti giovani, che praticano molto sport e utilizzano tanto e ad alto impatto le loro articolazioni. In soggetti con età più avanzata tra i 40 e i 50 anni, spesso si sviluppano anche lesioni degenerative che rendono il risultato di questa chirurgia piu’ limitato. I candidati a questa operazione conservativa arrivano magari da lunghi trattamenti contro la pubalgia, la peritrocanterite, il mal di schiena o lombocruralgia o altri disturbi generici le cui cure e terapie non offrono i benefici sperati. Questi soggetti non hanno un quadro di artrosi avanzato tale da richiedere un impianto di una protesi totale. 

Durante l'intervento si introduce nell’anca un’ottica con telecamera e gli strumenti chirurgici del caso, attraverso due o tre tramiti, con tecnica artroscopica mini-invasiva  per intervenire sulle varie lesioni. Puo' essere necessario effettuare un'osteoplastica: per eliminare l'osso che crea conflitto, gli osteofiti; riparare le strutture capsulo legamentose ed il cercine acetabolare, che avvolge l’acetabolo come una guaina, spesso fonti misconosciute di dolore inguinale; si usano anche le biotecnologie, vengono innestate cellule con fattori di crescita e membrane collageniche che favoriscono la riparazione della cartilagine usurata, per lesioni articolari localizzate.

Tolto il conflitto femoro-acetabolare per molti giovani questo intervento conservativo può essere definitivo. L'anca anche sotto sforzo torna ad essere normale. Nell'anziano invece, se il quadro di partenza è fortemente degenerato, il beneficio di quest’intervento ha un limite temporale. In questo caso, i nostri follow up mostrano che a cinque anni, circa metà dei pazienti hanno un risultato stabile, l'altra no e quindi potrà esser necessario sottoporsi successivamente ad un intervento di sostituzione protesica.

Qualsiasi sia il tipo di intervento all'anca, nel periodo post operatorio e’ indicato il riposo e sono sconsigliati movimenti bruschi e posizioni estreme. Dopo un periodo dalla durata variabile di uno o due mesi, in cui è preferibile servirsi delle stampelle e lo svolgimento di un appropriato percorso riabilitativo, si può tornare alle normali attività quotidiane, con un’anca nuova.